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Padre e figlio quest’anno catechisti insieme

L’esperienza di Teofilo Gagliardi, catechista nella U.p. S.Vittorina, da quest’anno in coppia con suo figlio diciassettenne

In molte parrocchie e zone pastorali della diocesi sta riprendendo la catechesi ai bambini, ragazzi e giovani. In alcuni luoghi, sappiamo, che si svolgeranno anche, in via sperimentale, iniziative “nuove”; mi riferisco, ad esempio, alla proposta dell’Oratorio al posto del “catechismo tradizionale” rivolta, in particolare, a ragazzi non immediatamente prossimi alla celebrazione dei sacramenti. All’inizio del nuovo anno catechistico, allora, abbiamo voluto rivolgere alcune domande a Teofilo Gagliardi, sposo, padre di due figli, Federica e Paolo, e catechista nella Unità pastorale S. Vittorina da alcuni anni (da quando Paolo si preparava alla Cresima). Teofilo si accinge a vivere un’esperienza un po’ particolare, in quanto, nel catechismo ai ragazzi di 1a media che hanno ricevuto a giugno la Prima Comunione, avrà al suo fianco proprio il figlio Paolo (17 anni, assiduo partecipante al gruppo giovani dell’Up, animatore all’Oratorio estivo interparrocchiale e che ha anche partecipato con la Diocesi alla Gmg 2016 in Polonia).

Quale significato ed importanza ha per lei svolgere il catechismo insieme a suo figlio?

“Beh, come genitore credente, per me è un’altra delle tante benedizioni ricevute. Quale padre non desidera condividere qualcosa con suo figlio, fare qualcosa con lui! Leggere la Parola, prepararsi insieme agli incontri, confrontarsi e discutere insieme, prestare le nostre mani e voci a Gesù per farlo conoscere agli altri è, per me, motivo di grande gioia (anche se unita alla preoccupazione di non essere adeguati). Sono contento perché vivo questa sua collaborazione come una sua implicita approvazione, un apprezzamento delle scelte che nel tempo ho fatto, che mi hanno talvolta creato difficoltà e incomprensione anche delle persone più vicine. Sono strafelice anche per altri motivi: il primo è la bellezza (per lui) di ‘iniziare a lavorare nella vigna al mattino’; se vorrà, potrà arrivare alla sera con la consapevolezza della grazia di essere stato con il padrone fin dal primo momento.

Il secondo è pratico, in quanto ritengo che per i bambini e gli adolescenti ‘faccia più catechismo’ un diciassettenne con la sua sola presenza e la sua chitarra che tanti predicatori adulti ispirati”.

Quale messaggio, oggi, vuole rivolgere ai genitori dei ragazzi che partecipano alla catechesi?

“Questo è un bel tema. Tanti genitori dicono: “Li mando al catechismo così qualcuno insegnerà loro le regole!”. Non è questo che si fa, tantomeno è questo che si vuole. Ciò che, col pochissimo tempo a disposizione, si cerca di fare è regalare ai ragazzi un tempo felice, gradevole da ricordare più in là con piacere; e, attraverso il confronto con la Parola di Dio e la storia di Gesù, fornire argomenti che suscitino domande sulla loro vita. Non si può fare tanto altro. Ai genitori dico spesso che devono stare molto attenti perché al catechismo suscitiamo idee strane nella testa dei loro figli, che possono essere in contrasto anche con quello che loro stessi insegnano e che senz’altro stridono clamorosamente con quello che il mondo cerca di imporre! Mi spiego meglio, in sintesi: dove al ragazzo si chiede di essere, di diventare importante, al cristiano viene detto che la via per la felicità passa nel considerare l’altro più importante di se stesso, perché Gesù ha fatto così per lui. Dove il mondo ti dice che sei felice se hai successo, soldi, se sei simpatico, bello, alla moda, con la macchina giusta…Dio dice che ti vuole così tanto bene da volerti realizzato e felice proprio come sei, nella situazione in cui sei, con le capacità, i difetti ed il corpo che hai, con la storia, gli amici, i genitori che hai, col carattere che ti ritrovi…e lo ha dimostrato mettendosi in gioco fino a sacrificarsi per te, così come sei. Questa oggi è roba pericolosa!”.

Infine, un suo pensiero/augurio a tutti i catechisti e ai ragazzi che accompagneranno nel cammino ...

“Ai catechisti e a me stesso auguro di essere umili, capaci di chiedere perdono e rialzarsi ogni volta che si sbaglierà e di poter portare a termine ‘la buona battaglia’. Ai ragazzi di poter vedere la bellezza di Dio nonostante le povertà e le carenze dei loro catechisti”.

Michela Massaro

Incontro interparrocchiale di un gruppo giovani

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