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LE DOMANDE

1- In occasione del Primo Maggio, da più parti si è auspicato che il sindacato ripensi il suo ruolo, dato che in ampi settori della società viene percepito come un’organizzazione che da anni rappresenta e tutela soltanto gli iscritti: principalmente pensionati, statali e lavoratori garantiti. È così anche in Umbria?

2- Per i giovani non ci sono più contratti a tempo indeterminato ma stage , partite Iva, lavoretti saltuari, andando a ingrossare le fila di quei milioni di lavoratori ognuno dei quali è diventato un’isola senza legami con gli altri, e spesso non è neppure iscritto a un sindacato. Il sindacato si pone il problema della loro tutela? Come?

3- La globalizzazione ha costretto migliaia di aziende alla delocalizzazione in Paesi con costi del lavoro più bassi, per poter restare sul mercato. Cosa può fare e cosa propone il sindacato per affrontare la situazione?

4- La maggiore flessibilità dei contratti di lavoro, richiesta dalle aziende (anche loro alle prese con un mercato flessibile per commesse e vendite), non è preferibile al lavoro in nero, se accompagnata da adeguate tutele economiche e sociali per persone temporaneamente disoccupate e in cerca di lavoro?

5- Cosa può fare la Regione, e cosa le chiede il sindacato per favorire e sostenere la ripresa della occupazione?

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