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Se l’imprenditorialità perugina cresce, è merito degli stranieri

Per il presidente della Camera di commercio, sono diventati una realtà strutturale nel nostro tessuto economico

Quando c’è integrazione, l’immigrazione è anche una risorsa. Economica e sociale. L’Italia è un Paese con sempre più anziani e con sempre meno culle. Per pagare le pensioni è determinante il lavoro degli immigrati. Il presidente dell’Inps, Tito Boeri , ha detto che producono ogni anno un beneficio netto per le casse dell’ente pari a circa 5 miliardi di euro. E se è vero che usufruiscono anche di tanti costosi servizi, anche in questo caso sono più i soldi che gli immigrati versano di quelli che lo Stato spende per loro.

È quanto risulta dal Dossier statistico immigrazione 2017

curato dal Centro studi e ricerche Idos, presentato nei mesi scorsi anche a Perugia.

Ugo Melchionda , presidente dell’Idos, ha spiegato che l’Italia spende per la popolazione immigrata 16 miliardi di euro, comprensivi dei costi dei servizi sanitari, dell’istruzione, della giustizia e dei rimpatri, e ne ricava – tramite contributi Irpef e altre tipologie di introiti – 18 miliardi. Con un utile per le casse dello Stato di ben 2 miliardi.

“La narrazione - ha detto Melchionda - che descrive la persona immigrata come un potenziale competitor sul mercato del lavoro per il cittadino italiano va ribaltata”.

In Umbria, ad esempio, ci sono 8.277 imprese create e guidate da persone nate all’estero. Si tratta in gran parte di ditte individuali che operano soprattutto nei settori del commercio, delle costruzioni e dei servizi. Di queste, 6.600 sono in provincia di Perugia. E si deve proprio a loro se nel 2017 il sistema imprenditoriale perugino è tornato a crescere. Lo ha sottolineato il presidente della Camera di commercio di Perugia, Giorgio Mencaroni , presentando i risultati di un’altra indagine condotta da Unioncamere - Infocamere basata sui dati del Registro delle imprese per il 2017. “L’imprenditorialità praticata da cittadini stranieri - ha detto - è ormai una realtà strutturale nell’ambito del nostro tessuto economico provinciale; e alla fine dello scorso anno ha raggiunto le 6.600 presenze, il 9,0% di tutte le imprese registrate sul territorio. Da rimarcare che le imprese straniere sono riuscite a realizzare un tasso di crescita del 3,4%, quasi sei volte superiore alla media. Se non ci fosse stato l’apporto delle imprese guidate da stranieri, la crescita registrata nel 2017 dal sistema imprenditoriale perugino, peraltro già molto debole, si sarebbe ridotta della metà”.

Sono anche altri gli aspetti positivi del contributo che gli immigrati forniscono al nostro sistema economico. Tanti di loro - ha detto il presidente del Centro studi e ricerche Idos - sono anche “un ponte per la piccola e media impresa italiana verso i Paesi di origine di cui conoscono la lingua e in cui hanno reti sociali, facendo arrivare i prodotti e i servizi italiani in posti in cui il nostro piccolo imprenditore tipico non penserebbe mai di spostarsi. Il 38% della popolazione immigrata in Italia è sovraistruita rispetto al lavoro svolto, il che significa che il nostro Paese sta sprecando queste risorse umane. Abbiamo tecnici e li trasformiamo in colf, abbiamo ingegneri e li trasformiamo in lavoratori agricoli”.

Senza dimenticare che sono proprio le badanti, baby-sitter e collaboratrici domestiche arrivate da Paesi lontani a risolvere tanti problemi dell’assistenza ai nostri anziani e della gestione quotidiana della vita nelle nostre famiglie.

E. F.

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