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Emergenza rifiuti. Ma le discariche non bastano

Per ora l’emergenza rifiuti a Perugia ed in altri 23 comuni della provincia sembra scongiurata ma il problema del servizio di raccolta e smaltimento in Umbria non è risolto.

Sono stati soprattutto gli abitanti dei quartieri periferici e delle frazioni del capoluogo di regione a rendersi conto del problema durante le festività natalizie, quando in alcuni giorni i cassonetti per strada non venivano svuotati e l’immondizia finiva anche sui marciapiedi perchè i camion della Gesenu non sapevano più dove portarla. La situazione si è sbloccata lunedì scorso, quando la Regione ha deciso la riapertura parziale della discarica di Borgogiglione, nel comune di Magione.

L’Umbria, con il suo piano regionale rifiuti del 2009, ha scelto di fare a meno degli inceneritori, puntando sulla raccolta differenziata per ridurre al minimo la quantità di rifiuti che non possono essere riciclati e che finiscono nelle discariche. Raccolta differenziata che in 3 anni è aumentata del 12 per cento ma che, secondo gli ultimi dati, a livello regionale si è fermata a circa il 63 per cento, inferiore al 65 per cento previsto per il 2018 ma che la legge regionale 11 del 2009 poneva come obiettivo da raggiungere entro il 2012. Questo significa che poco meno della metà delle 450.000 tonnellate di rifiuti che si producono annualmente in Umbria deve finire nelle discariche, le quali però sono quasi piene.

La situazione è peggiorata quando la magistratura ha aperto una inchiesta dalla quale è risultato che alcune discariche non erano a norma. Un procedimento penale ancora in corso con 15 imputati per truffa ed altri reati. Una truffa da due milioni di euro, poichè, secondo l’accusa, i gestori si facevano pagare per trattamenti dei rifiuti che invece non venivano fatti con danni all’ambiente circostante. Si era così giunti anche alla chiusura di alcuni impianti, come quello di Borgogiglione che deve essere riconvertito.

I rifiuti dall’Umbria hanno così cominciato a viaggiare in Toscana, Marche ed Emilia, con costi aggiuntivi che per il solo 2017 sono stati calcolati in nove milioni di euro (la cifra è stata indicata dalla Cgil-funzione pubblica). Il Comune di Perugia ed altri Comuni ed alcune as- sociazioni di consumatori si sono costituite parte civile nel processo ma intanto è quasi certo che a pagare già dal 2019 questi extracosti saranno i cittadini con l’aumento della tassa sui rifiuti.

La situazione a Perugia e negli altri 23 comuni serviti dall’impianto di Borgogiglione è diventata particolarmente critica a dicembre. Alla fine del mese è scaduto infatti l’accordo per inviare i rifiuti nelle Marche, mentre restava ancora chiusa la discarica di Borgiglione, gestita dalla TSA, società partecipata dai Comuni del Trasimeno. Il 31 dicembre l’Auri (Autorità umbra per rifiuti ed idrico) ha deciso che i rifiuti di Perugia e degli altri 23 comuni dovevano essere inviati fino al 21 gennaio prossimo nella discarica Le Crete di Orvieto ed in quella di Belladanza a Città di Castello.

Il sindaco di Orvieto, Giuseppe Germano, e quello di Città di Castello, Luciano Bacchetta (che è anche presidente della Provincia di Perugia) hanno protestato. Nel caso di Città di Castello non solo verbalmente. Il 5 gennaio quattro camion della Gesenu con i rifiuti di Perugia non sono stati fatti entrare nell’impianto di Belladanza. Il vicesindaco di Perugia, Urbano Barelli, ha minacciato di chiamare i carabinieri. Il sindaco di Città di Castello e presidente della Provincia di Perugia, Luciano Bacchetta , ha spiegato che l’impianto di Belladanza, inaugurato nel luglio scorso, è costato ai cittadini del suo comune 15 milioni di euro. “Non possiamo permetterci - ha detto in una conferenza stampa - di ospitare anche i rifiuti di Perugia, altrimenti rischiamo di scoppiare nel giro di un anno”.

Nella polemica è stata chiamata in causa anche la Regione ma la presidente Catiuscia Marini ha replicato che “in questa materia la Regione ha competenza solo nella programmazione e nella verifica dei requisiti degli impianti”. La situazione si è sbloccata il 7 gennaio. La Regione ha disposto la riapertura parziale della discarica di Borgogiglione che potrà ricevere altri 47.500 metri cubi di rifiuti. In attesa del progetto complessivo di revisione dell’impianto. “Poco può fare la Regione – è detto in un suo comunicato - se i gestori degli impianti non sono in grado di presentare i progetti, o li presentano in ritardo o incompleti della documentazione necessaria”. L’emergenza è finita ma non le polemiche e lo scaricabarile sulle responsabilità. Anche perchè il problema resta poichè tutti sanno che tra qualche anno, pur migliorando la raccolta differenziata, se non si ricorrerà ad altri sistemi di riciclaggio e smaltimento, nelle discariche dell’Umbria non ci sarà più posto per altri rifiuti.

Enzo Ferrini

La discarica di Borgogiglione

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