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La partita resta aperta per il 2019-20

I casi di Spoleto e Umbertide ripropongono la classica alternativa tra destra e sinistra. Variare fa bene, dice la politologa Chiara Moroni

In una regione per certi versi restia al cambiamento, resiste ancora la dialettica centrodestra- centrosinistra. Questo, in sintesi, il pensiero della prof.ssa Chiara Moroni , docente di Comunicazione politica all’Università della Tuscia di Viterbo e ospite frequente della rassegna stampa in onda tutte le mattine su Umbria Radio. “È lo specchio di quello che è successo anche il 4 marzo: il M5s qui non sfonda come in altre regioni”, dice. Il riferimento è ai ballottaggi di Spoleto e Umbertide, che vedranno protagonisti il 24 giugno esponenti di centrosinistra e centrodestra.

Diverso invece il caso di Terni: “A Terni i grillini hanno avuto più successo (anche se con molta distanza dal leghista Latini) perché Terni è una città dove la protesta ormai è diventata l’unico modo per farsi sentire, e quindi lì il Movimento ha più presa. Resta il fatto che quando l’Umbria viene chiamata al cambiamento, si sposta sempre tra destra e sinistra”.

Un voto, quello amministrativo, che identifica la Lega anche come traino del nuovo Governo, mentre il M5s sembra in affanno: “Si capiva già dalle dinamiche con cui si è formato il Governo. Di Maio non ha fatto una grande figura nel- le trattative, sempre alla ricerca di un ‘Governo a tutti i costi’. Invece Salvini è riuscito ad avere un ruolo più riconoscibile per gli elettori della Lega, e per questo viene premiato. Da considerare anche che molti ex elettori del Pd hanno votato 5 stelle e oggi si trovano al governo con la Lega. Una strategia che non ha pagato”.

Già, il Pd: poteva uscire con le ossa rotte, ma con l’eccezione del ‘caso disperato’ Terni, è restato faticosamente a galla. La prof.ssa Moroni ha le idee chiare: “Sì, non crolla, ma non ha più le percentuali di un tempo. Quello della fine delle Regioni rosse è un ciclo naturale, che forse in Umbria ha messo anche troppo tempo a realizzarsi. A prescindere da destra e sinistra, il ricambio è sempre un elemento di valore: una logica di cambiamento fa bene al sistema democratico. A Terni poi la situazione era drammatica, in altre realtà sono subentrate dinamiche territoriali tipiche delle elezioni amministrative”.

E proprio Terni potrebbe fungere da laboratorio per l’attuale Governo nazionale: “A Perugia qualcosa si è mosso, non sta a me giudicare se in positivo o in negativo. Vedremo cosa succederà a Terni, dove già dalle elezioni politiche era arrivato un segnale forte al Pd e alla classe dirigente della nostra regione”. Insomma, in vista dei due prossimi appuntamenti elettorali che riguardano l’Umbria (le comunali a Perugia il prossimo anno e poi le regionali nel 2020), la partita sembra più aperta che mai.

Mario Francescucci

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