Bookmark and Share

Il Governo bicolore che sbucò dal nulla

Le opinioni sono sempre libere, ma i fatti non dovrebbero essere manipolati o travisati. È una manipolazione dei fatti dire che il presidente Mattarella abbia ignorato e cestinato la volontà espressa da oltre il 50 per cento degli elettori italiani – che sarebbero quelli che hanno votato per il Movimento 5 stelle e per la Lega. È troppo disinvolto sommare in questo modo i voti ricevuti dai due partiti, perché non si erano presentati affatto come alleati.

L’ipotesi di un Governo bicolore non era stata nemmeno accennata, anzi la Lega si era presentata in coalizione con altri, e non pochi dei suoi parlamentari sono stati eletti con i voti di quelli che allora erano i suoi alleati e ora non lo sono più. Mentre da parte sua il M5s aveva sbandierato la sua orgogliosa solitudine come un segno di superiorità morale, e aveva detto che in Parlamento non avrebbe fatto alleanze, semmai avrebbe solo accettato - benignamente e senza dare contropartite - i voti che altri gruppi avessero offerto a sostegno delle sue proposte.

Insomma, sul piano elettorale un’alleanza Lega - 5 stelle non era stata neanche accennata, e quindi non è corretto dire che sia stata benedetta dalla maggioranza dell’elettorato.

Per un altro verso, è una falsità dare a Mattarella la responsabilità di aver fatto fallire il progetto del Governo bicolore. Il Presidente della Repubblica aveva accettato l’indicazione dei due partiti quanto al nome del presidente incaricato, Giuseppe Conte, e anche le proposte di quest’ultimo per la lista dei ministri. Tutte meno una. Poteva legittimamente rifiutarsi di firmare la nomina di un ministro?

L’orientamento generale dei giuristi è nel senso che sì, poteva farlo. Da parte mia, dopo avere analizzato la questione sul piano giuridico teorico, mi sono convinto che in linea di massima non dovrebbe farlo, perché scegliere i ministri è una responsabilità propria ed esclusiva del Presidente del Consiglio incaricato; ma in via eccezionale è legittimo che il Capo dello Stato ne scarti uno o due, purché questo non abbia l’effetto di snaturare la fisionomia politica del nuovo Governo o di farne saltare il programma.

Questa condizione è stata rispettata da Mattarella? La risposta è sì. Nessuno può dire che togliendo il prof. Savona il governo Conte avrebbe perso la sua identità e la sua ragion d’essere. Questo per la semplice ragione che Savona non era stato minimamente coinvolto nel lungo e faticoso lavoro che ha portato alla stesura del famoso “contratto” di non so quante decine di pagine che avrebbe dovuto costituire, più che la tabella di marcia, la ‘Bibbia’ del governo Conte.

Nessuno dei due partiti lo aveva presentato candidato nelle sue liste; e non figurava neppure nella lista dei ministri che Di Maio aveva presentato, prima delle elezioni, come suo futuro Governo. Il suo nome era saltato fuori, quasi per caso, negli ultimissimi giorni, quando gli accordi fra Di Maio e Salvini erano già conclusi e restavano da definire solo i dettagli.

Insomma, non si vede nessuna ragione ragionevole che spieghi perché Salvini e Di Maio abbiano potuto dire: “Meglio nessun Governo piuttosto che un nostro Governo senza Savona”. Allora viene il sospetto che il nome di Savona sia stato usato astutamente come un pretesto: sapendo che Mattarella non lo avrebbe mai accettato (e lui sì che ne aveva buone ragioni, e le ha dette), Salvini ha forzato la situazione per poter rovesciare il banco.

A che fine? Per tornare alle elezioni, dove Salvini spera di raddoppiare i voti. E anche perché sa bene - e lo sa anche di Maio, per la parte che lo riguarda - che il mai nato governo Conte avrebbe avuto in Parlamento i voti che gli servivano, ma non sarebbe comunque riuscito a mantenere le promesse dei suoi due padrini, perché non ci sono le basi oggettive (in breve, i soldi) per realizzarle. Con questa chiave di lettura, tutto appare più chiaro e comprensibile.

Una nota a margine. Se il Partito democratico avesse aderito all’ipotesi di fare lui, al posto della Lega, l’accordo con i cinquestelle, la vicenda avrebbe preso tutta un’altra piega. Ed era una cosa fattibile, perché si è visto che i cinquestelle, una volta accontentati con qualche concessione di facciata, avrebbero seguito docilmente l’alleato prescelto (così hanno fatto con Salvini). Di questo, Renzi dovrebbe rendere conto ai suoi.

Pier Giorgio Lignani

Mattarella aveva il diritto di rifiutare un ministro? Sì. Ma viene comunque il sospetto che la candidatura di Savona fosse solo un pretesto per accelerare la crisi e favorire la Lega alle prossime elezioni

Bookmark and Share