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La sua naturale bontà maturò grazie a Medjugorje e alle suore

Sono trascorsi più di cinque anni dalla prematura morte di Giampiero Morettini . Il giovane seminarista di Sant’Angelo di Celle ha vissuto il suo servizio nell’Unità pastorale guidata da don Antonio, che a lui ha intitolato gli oratori riuniti, e che sente ancora forte la sua mancanza. Giampiero era molto amato dai giovani e da tutti coloro che lo hanno conosciuto.

La sua malattia, vissuta con coraggio e abbandono alla volontà di Dio, nel mese in cui si è consumata ha coinvolto con la preghiera e con l’affetto l’intera comunità diocesana, con risonanze anche fuori dei suoi confini. I genitori Caterina e Mario ricordano che da piccolo Giampiero, tranne l’esperienza di chierichetto, non aveva manifestato particolari interessi spirituali. Però aveva sempre avuto passione per i santi, per le cose semplici, pulite, e faceva spontaneamente il segno della croce prima dei pasti. Crescendo, non voleva mai che si giudicasse qualcuno, che fosse un amico, una famiglia o un parente. La vocazione si fece visibile a 33 anni, dopo aver frequentato il cammino dei 10 Comandamenti a Castel del Piano con don Francesco Buono. Nel 2010 si recò a Medjugorje e, una volta tornato, mamma Caterina ricorda che aveva iniziato a frequentare la chiesa in modo sempre più appassionato con una devozione grande a santa Teresina: “Amare è donare tutto”. L’incontro con le suore Carmelitane - che erano passate nel negozio di famiglia per le benedizioni pasquali - lo toccò profondamente: più volte ricordava che allora la grazia era entrata in lui. Amava tanto camminare all’aperto, in campagna, sempre con il rosario in mano. Quando c’era qualche problema e qualcuno gli chiedeva cosa fare lui rispondeva: “Prega”. Gli amici seminaristi Giordano e

Marco , oggi sacerdoti, ricordano particolarmente la sua capacità di ascolto e di mettersi al servizio con umiltà.

“Vedeva sempre il lato bello, positivo delle situazioni, delle persone” raccontano.

Insieme hanno condiviso anche le passioni di tutti i ragazzi, come il calcetto, la moto. In Seminario ha amato tanto lo studio della Parola e l’attenzione alla liturgia, nei paramenti, nei vasi sacri, nella precisione per le cose da dedicare al Signore. Sentiva molto la pastoralità, l’attenzione per il gregge, per la parrocchia. Pur essendo riservato, era però molto affabile, aperto al sorriso che donava veramente a tutti, era felice e la lucentezza era sempre presente nei suoi occhi. Il 4 ottobre 2014, festa di san Francesco d’Assisi e compleanno del tanto amato nipotino, è fiorito inspiegabilmente un albero di ciliegio che si era seccato nell’orto di casa, e che Giampiero non aveva mai voluto che si tagliasse. “Giampiero - narra don Antonio - diceva spesso, con convinzione e una luce particolare negli occhi: ‘Prima di tutto, voglio essere santo’. Aveva acquisito una forte spiritualità mariana, non devozionale ma spirituale; voleva farsi servo del Signore come Maria. Lo ricorderò sempre nel suo atteggiamento usuale: sorriso smagliante e occhi rivolti al cielo”.

(Pagina a cura della redazione de “Il Sagrato” Notiziario informativo dell’UP “Santa Famiglia di Nazareth”)

Giampiero Morettini È ancora molto vivo il ricordo di Giampiero Morettini, di Sant’Angelo di Celle, scomparso 5 anni fa mentre era studente in Seminario

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