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L’Umbria, un modello per la prevenzione contro l’azzardo

Il gioco d’ azzardo patologico è un problema anche in Umbria, dove però è stato messo in campo un programma di prevenzione, contrasto e di assistenza e cura che il prof. Fiasco ( vedi articolo sopra ) ha definito “un modello” per le altre regioni. Lo ha illustrato ai giornalisti

Angela Bravi , referente regionale per il piano di prevenzione, cura e riabilitazione del disturbo da gioco d’azzardo. In Umbria circa un quarto della popolazione da 15 a 74 anni ha giocato soldi nell’ultimo anno, con una spesa complessiva di un miliardo e 100 milioni di euro. Una bella somma, se si considera che la Regione spende per la sanità pubblica poco di più: un miliardo e 600 milioni di euro. È come se ogni umbro avesse spesso in lotterie e giochi vari 1.220 euro. Uno stipendio mensile medio!

Nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio regionale dipendenze è detto che sono circa 10.000 gli umbri con un profilo di gioco problematico che dovrebbero essere raggiunti da iniziative di prevenzione o servizi di trattamento. Le persone che si sono rivolte a questi servizi negli ultimi anni stanno aumentando, ma sono ancora solo 300 rispetto ai 10.000 potenziali utenti.

Dunque molto resta ancora da fare - anche per i minorenni che riescono ad aggirare il divieto di giocare, per la loro età, usando tablet, telefonini e non solo. Più del 40 per cento degli studenti tra 15 e 19 anni ammette infatti di giocare soldi, tanto che nella tabella del loro uso di sostanze psicoattive, dopo l’alcol, viene il gioco d’azzardo. L’Osservatorio umbro valuta che sono circa 1.500 i ragazzi “ad elevato rischio di gioco d’azzardo problematico” La legge regionale

Angela Bravi ha fatto il punto sullo stato di attuazione della legge per la prevenzione, del gioco d’azzardo approvata dalla Regione nel 2014 e sulle successive modifiche, con piani attuativi che coinvolgono anche Usl, Comuni, associazioni e volontariato. Non si possono installare nuovi apparecchi di gioco a meno di mezzo chilometro da scuole, ospedali, centri di aggregazione giovanile e altri “luoghi sensibili”. I Comuni possono disporre limitazioni orarie al funzionamento dei locali. Sono stati già svolti 79 corsi di formazione con la partecipazione di 1.223 addetti ai locali (sono previste sanzioni per chi non frequenta i corsi). Per i gestori che disinstallano apparecchi per il gioco è previsto uno sconto sulla tassa Irap, che però è solo dello 0,92 per cento.

A chi rivolgersi?

Un’attenzione particolare è stata dedicata alla rete dei servizi di assistenza e cura per questo tipo di dipendenza con metodi innovativi, superando i tradizionali ambulatori e cercando di aprirli alla società. Ci sono un Centro di riferimento regionale a Foligno e due centri con équipe multidisciplinari per il trattamento di questo disturbo patologico a Terni e Perugia. Quello di Perugia, nella nuova sede della ex villa Massari, funziona da alcuni mesi, ma la sua inaugurazione ufficiale è avvenuta la scorsa settimana con la partecipazione dell’assessore regionale alla Sanità Luca Barberini. È in programma l’apertura di un terzo centro di questo tipo nell’Alta Umbria. Ci sono poi “punti di accesso territoriali al servizio” in altre località, il più importante dei quali a Orvieto. Per tutte le informazioni è operativo (dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle 12 e dalle 16 alle 19) il numero verde 800 410902 al quale ci si può rivolgere anche in forma anonima.

Inaugurazione del centro per la cura del gioco d’azzardo

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