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1917 - 2017.

L’anniversario della Rivoluzione russa del 1917 è stato ricordato non senza difficoltà storiche ed emotive. Un simbolo su cui forse merita fermarsi è quel “Muro del dolore”, monumento nazionale alle vittime delle repressioni politiche, inaugurato il 30 ottobre sulla Prospettiva Sacharov, a Mosca, dal Patriarca ortodosso Kirill e dal presidente Vladimir Putin. Su di esso, in ventidue lingue è inciso nel bronzo la parola “Ricorda”; a reggere il monumento, pietre provenienti da ex prigioni e lager, fosse comuni di tutto il Paese. Da notare che il monumento è stato voluto e finanziato dal Governo federale e non, come fino ad ora per altri memoriali, da associazioni civiche. Per percepire lo stato d’animo di chi si trova a fare i conti con questo passato, abbiamo rivolto alcune domande a Miguel Palacio , storico, responsabile delle Relazioni pubbliche e del dipartimento per il Protocollo dell’Istituto di studi superiori di teologia “Santi Cirillo e Metodio” della Chiesa ortodossa russa a Mosca.

Che significato ha avuto per la Chiesa ortodossa russa ricordare la Rivoluzione d’ottobre del 1917?

“La Chiesa ortodossa russa subito dopo il crollo del Governo zarista nel febbraio 1917 si è rivelata un ostaggio della complessa situazione politica: sia il Governo provvisorio sia i Soviet ebbero un difficile rapporto con la Chiesa. Oltre a ciò, nell’ottobre 1917, non molto tempo prima della presa del potere dei bolscevichi, nella vita della nostra Chiesa avvenne un evento storico, che ha avuto un significato esclusivamente positivo: l’elezione del Patriarca di tutte le Russie da parte del Concilio pan-ortodosso. Se gli eventi del 1917 in Russia segnano l’inizio dell’oppressione della Chiesa, ne hanno anche permesso la sua salvezza, poiché ha ritrovato un leader spirituale dopo oltre 300 anni: il Patriarcato era infatti stato abolito da Pietro I nel 1700 e la Chiesa, diventata parte del sistema statale, era gestita da un organo collegiale, il Santo Sinodo”.

Le ferite della persecuzione e del martirio hanno segnato profondamente la vita della Chiesa in Russia: quali frutti si possono vedere oggi?

“Il numero di nuovi martiri della Chiesa ortodossa russa è paragonabile solo con i primi secoli del cristianesimo. Per citare alcuni fatti: nel periodo iniziale della persecuzione (1918-1920) furono strappate via circa 9.000 vite; negli anni 1937-1938 sono stata represse 200 mila persone e ne sono state giustiziate 100 mila (è stato ucciso un sacerdote su due). Il 20 agosto 2000 per decisione del Concilio degli arcivescovi sono stati canonizzati i martiri

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