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VOCAZIONI.

Al Seminario regionale umbro si è tenuto l’incontro per educatori e formatori con lo psicologo Cencini e l’esperto di web e social Benanti.

Pubblichiamo un ampio passaggio della relazione di Cencini sul “realismo” delle attese e dei sogni dei giovani… e non solo

A Una delle caratteristiche dell’età giovanile è di essere un tempo in cui l’essere umano che sta crescendo si trova a fare delle scelte che definiscono il suo futuro. Il risultato lo si conoscerà “solo vivendo”, e le sorprese di solito non mancano. La riflessione proposta da Amedeo Cencini alla Giornata regionale di pastorale vocazionale (vedi articolo sotto) ha offerto una comprensione dei meccanismi che sono alla base di una vita felice, ovvero di una vocazione riuscita, dove per “vocazione” non si intende solo la chiamata alla vita religiosa o al sacerdozio ma a tutte le possibili espressioni della vita. Proponiamo qui un ampio passaggio della relazione rinviando per eventuali approfondimenti ai numerosi libri scritti di padre Cencini.

nzitutto chiariamo il significato di quel mondo interiore che è la nostra sensibilità personale. Si definisce come quell’orientamento emotivo e non solo tale, ma pure mentale e decisionale, impresso alla nostra vita dal vissuto personale, a partire dal rapporto coi genitori fino alle scelte che facciamo ogni giorno.

Si manifesta a vari livelli e in vari ambiti della vita (…). E, soprattutto, ognuno ne è responsabile, proprio per via delle scelte quotidiane, che hanno pilotato energia in una direzione o in un’altra. Ognuno ha la sensibilità che si merita o che s’è costruita. (…) Dovrebbe esserci linearità e sintonia tra identità e sensibilità, ma non è per nulla scontato. Ovvio che quando c’è stiamo bene, bene dentro, ci sentiamo in armonia con noi stessi. Quando non c’è, e nella misura in cui non c’è, avvertiamo un certo disagio, che si può esprimere in mille forme (insoddisfazione, frustrazione, ricerca alternativa di equilibrio, compensazioni, nervosismo, agitazione, frenesia, mediocrità, noia, aggressività, ipercriticismo, chiusura…).

Diciamo che potrebbe darsi questa situazione ambigua nella nostra vita, come una doppia identità: una definita dalla scelta vocazionale, teorica e oggettiva, e un’altra identità di fatto, segnata dalle nostre (in)coerenze

Aspettative realistiche

È molto facile che un giovane aspirante al sacerdozio o già sacerdote, anche proprio perché è tale e proteso verso il futuro, sogni un domani con un certo ottimismo, a suo favore, così come lo sognerebbe un giovane qualsiasi che pensa alla sua autorealizzazione, affettiva, professionale, relazionale (…), più che alla condivisione, e forse senz’accorgersi di quanto in tutto ciò vi sia di meno evangelico e di pagano. (…) C’è un bellissimo esempio in tal senso nella vita di Paolo, apostolo della prima ora, che a Mileto annuncia agli anziani della Chiesa di Efeso che sta andando a Gerusalemme, “senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito santo in ogni città mi attesta che mi attendo-

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