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Più forte della guerra è (a volte) la musica

ue degli autori ‘giganti’ che caratterizzeranno l’edizione 2018 della Sagra musicale umbra saranno Benjamin Britten e Beethoven. E non a caso, perché il tema della manifestazione - a 100 anni dalla fine della Prima guerra mondiale, e 50 dalla morte di Aldo Capitini - è la pace. “ Britten - ricorda a La Voce il direttore artistico della Sagra, Alberto Batisti - visse entrambi gli orrori del Novecento. Per la riconsacrazione della cattedrale di Coventry, distrutta dai bombardamenti nazisti, scrisse il War Requiem , forse la massima composizione sacra del XX secolo, anzi, allo stesso tempo sacra e laica. All’interno della liturgia del Requiem si inseriscono due voci: sono due soldati morti, dei due opposti schieramenti, che recitano poesie di trincea. Un momento straziante ma anche, per così dire, con funzione di cura ‘omeopatica’. In più in alcuni momenti, come il Dona nobis pacem , interviene un coro di bambini che rimane invisibile al pubblico, e che ha il compito di comunicare la speranza”. Batisti sottolinea di aver voluto con forza questo tema per questa edizione della manifestazione, ora che “i venti di guerra e di odio, che rischiano di polverizzare l’Europa, soffiano troppo violenti per non prendere posizione”.

Quanto a Beethoven , “compose la Nona sinfonia nel 1824, all’indomani delle guerre napoleoniche. Un’opera che testimonia una fiducia incrollabile nell’uomo, e che per questo chiuderà la Sagra musicale”. Molti capolavori che si ascolteranno durante la Sagra ( 13-22 settembre ) hanno titoli liturgici, anche “Messe”, sebbene non sempre siano state eseguite in chiesa.

“Si tratta - spiega Batisti - di Messe per le quali si auspicava una fruizione liturgica, ma poi non è avvenuto a causa della loro complessità e...

diciamolo pure, anche a causa della trascuratezza di cui è divenuta vittima la musica sacra in tempi recenti. Se nelle chiese è stato raccolto il meglio dell’arte, perché non fare lo stesso con la musica? In ogni caso - prosegue - la difficoltà a eseguire questi capolavori in ambito liturgico non costituisce una diminuzione del loro valore, anzi conferisce loro una portata ancora più vasta. Basti pensare che Beethoven, accanto alla Nona sinfonia , compose una Missa solemnis che le è inscindibilmente unita come l’altra faccia della medaglia. Solo che è di una difficoltà estrema, quasi inarrivabile, al punto di trascendere i limiti dell’umano. I direttori d’orchestra hanno ‘paura’ di quest’opera. Ma noi l’abbiamo portata alla Sagra musicale nel 2008. Mi dicevo: sono pazzo!” ricorda il direttore artistico, con una risata ma anche con legittima soddisfazione.

Altro caso interessante è quello di Franz Joseph Haydn, autore della Missa in tempore belli (Messa in tempo di guerra); era il 1796, quando il ciclone Napoleone stava investendo l’Europa facendone crollare i regimi monarchici. Una Messa che fu effettivamente eseguita in chiesa. “Al momento dell’ Agnus Dei - dice Batisti il coro quasi grida: Dona nobis pacem , dona a noi la pace! Un’espressione di tensione sgomenta che contrasta con l’usuale compostezza di un coro in chiesa. Qualche anno dopo, Haydn avrebbe addirittura composto una Missa in angustiis , per tempi di angoscia. Haydn morì a Vienna nel 1809, proprio mentre Napoleone era entrato in città e se n’era impadronito.

Bene, Bonaparte mise un picchetto di guardia di fronte alla porta di casa del musicista morente, perché nessuno lo disturbasse”. Napoleone non era un barbaro. “No!” ribadisce il direttore artistico. C’è un elemento che si vorrebbe profetico, in questa guerra che magari arriva fin sotto casa, ma si ferma di fronte alla cultura, alla musica - che eleva gli animi a Dio, dà voce al dolore umano e invoca la pace.

Dario Rivarossa

L’esecuzione del “War Requiem” di Britten nella cattedrale di Coventry, nel 50° anniversario

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