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Nel 1970, a Perugia, la prima comunità neocatecumenale umbra celebra in un garage

Una storia, quella del Cammino neocatecumenale in Umbria, che parla della fedeltà di Dio e che passa ancora una volta per una periferia. Tutto era cominciato anni prima in Spagna, a Madrid, tra i baraccati di Palomeras Altas.

Anche in Italia, a Roma, il preludio alla prima catechesi che si tenne poi nella parrocchia dei Martiri canadesi, fu in una baracca del Borghetto Latino. E così due anni dopo, tra settembre e ottobre del 1970, la nascita della prima comunità del Cammino neocatecumenale in Umbria avvenne in un luogo della periferia perugina, Ponte d’Oddi, dove non c’era ancora una chiesa e la messa veniva celebrata in un garage preso in affitto dall’allora parroco. Gli incontri di catechesi (tre sere alla settimana) furono portati avanti da un’équipe composta da Pino Manzari e sua moglie Beatrice (giunti nel capoluogo umbro con il loro bambino, Niccolò, di pochi mesi), da uno spagnolo (Juan Figueras) e da Giorgio Filippucci, che ha poi instancabilmente lavorato come “itinerante” nella regione fino a quando il Signore non lo ha chiamato a sé. Pino e Beatrice dormivano nella stanza del parroco in una ex casa colonica, Niccolò aveva la culla in un cassetto aperto del vecchio comò. La comunità era composta da gente eterogenea: c’era chi veniva dal sindacato, chi dalla politica o dai boy scout o dai fornelli di casa, professionisti e gente semplice.

Persone in cerca del senso del vivere e del morire e che, sulla scia di Abramo (padre di tutti i credenti), si misero in cammino e cominciarono a sperimentare l’amore e la fedeltà del Signore nella loro vita concreta. Così, ad esempio, nella trasmissione della fede ai figli, molti dei quali non sarebbero nati se i genitori non avessero conosciuto il “Cammino”. Così anche nell’evangelizzazione che, di lì a qualche anno, portò alla nascita di altre comunità a San Sisto, Santo Spirito, Prepo, Gubbio, Foligno, Assisi, Città di Castello, Umbertide, Passignano sul Trasimeno… Un’evangelizzazione che alcune famiglie umbre hanno poi portato avanti anche in Molise e Campania e, all’estero, in Francia, Corsica, Svizzera francese, Irlanda, Santo Domingo, Camerun, Romania, persino in Vietnam, Corea e Mongolia…I primi itineranti furono un giovane medico, Michelangelo Ghilberti, e sua moglie Annamaria, che nel 1978 partirono per Montpellier, nel sud della Francia. Da allora diversi i nuclei che si sono resi disponibili ad andare dove Dio chiamava. E c’è stato anche un sacerdote, don Alviero Buco, che con il permesso del Vescovo è andato “fidei donum” in Svezia, dove è rimasto come parroco per venticinque anni, ed è ora rettore del seminario Redemptoris Mater di Copenaghen in Danimarca. Da più di 30 anni, inoltre, fratelli del Cammino si recano nelle carceri per testimoniare anche lì la forza rigeneratrice dell’amore di Dio. E ci sono fratelli e sorelle carcerati che hanno cominciato a cambiare vita lì nella prigione, leggono la Bibbia, partecipano all’eucaristia e alle brevi catechesi… A livello regionale, il Cammino neocatecumenale è oggi presente in tutte e otto le diocesi dell’Umbria, con 115 comunità e circa tremila fratelli.

F. V.

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