Bookmark and Share

Leggere la Bibbia è fare dialogo con tutti

“Posta al centro della Tradizione, la Scrittura ne è il cuore pulsante, in quanto tutta la Rivelazione è ad essa riconducibile e in quanto essa è Parola di Dio in pienezza, perché frutto dell’azione dello Spirito che ha presieduto alla sua realizzazione”. Efficace sintesi fatta dal card. Giuseppe Betori , biblista, originario di Foligno e già docente all’Ita di Assisi; attualmente arcivescovo di Firenze. Il porporato era a Perugia per la presentazione del volume sulle “Bibbie atlantiche” ( vedi articolo a destra ). In quel contesto ha tenuto il discorso di cui riportiamo alcune sezioni. (Il testo integrale e il video sono disponibili suwww.lapartebuona.it) “Su questo si fonda la venerazione con cui i libri della Scrittura vengono circondati nell’azione liturgica, fino a riservare loro un luogo speciale di proclamazione, l’ambone, e a circondarli – specialmente il libro dei santi Vangeli – di segni e gesti, come l’incensazione, con cui si esprime la fede che in quei libri si ha una presenza speciale del Verbo di Dio”. (…) Non meno significativa è la destinazione comunitaria delle Bibbie atlantiche, che risponde a una delle esigenze più tipiche delle Scritture ebraico-cristiane, essere cioè un messaggio per un popolo e non per singoli individui. Si potrà pensare che l’invenzione della stampa a caratteri mobili e a seguire, ancor più, le attuali modalità di trasmissione informatica digitalizzata possano rappresentare forme più avanzate della socializzazione della lettura biblica. Esse in realtà, se ne estendono la diffusione, possono essere però anche un incentivo al ‘consumo individuale’. Nell’atto con cui dai diversi stalli del coro ciascun monaco o canonico, in azione simultanea con gli altri, pone lo sguardo sulla medesima parola del testo, si realizza una dimensione comunitaria che esalta quel contesto ecclesiale che è il luogo della piena comprensione di quel testo”. (…) Ma il riferimento comunitario deve ora coinvolgere non solo i monaci, ma tutti i membri del popolo di Dio, nelle loro diverse condizioni di vita. È quanto chiede il Concilio Vaticano II (…).

Oggi, tuttavia, emerge con sempre maggiore evidenza che il contesto ecclesiale non basta più per cogliere la ricchezza della Parola. È quanto esorta a fare Papa Francesco con i suoi ripetuti richiami a una Chiesa in dialogo con la storia. Da una maggiore consapevolezza delle domande che l’uomo pone alla fede nel tempo scaturiscono orizzonti ermeneutici sempre più vasti e penetranti del testo biblico. È come se sulle pagine delle nostre Bibbie non si concentrino soltanto gli occhi dei credenti, ma quelli dell’umanità tutta, convocata attorno alla Parola. Ha chiesto Papa Francesco alla Chiesa italiana nel Convegno ecclesiale nazionale di tre anni fa a Firenze: ‘La Chiesa sia fermento di dialogo, di incontro, di unità. Del resto, le nostre stesse formulazioni di fede sono frutto di un dialogo e di un incontro tra culture, comunità e istanze differenti. Non dobbiamo aver paura del dialogo: anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiuta a preservare la teologia dal trasformarsi in ideologia’.

All’epilogo della costituzione conciliare Dei Verbum affido le parole conclusive del mio intervento, un epilogo in cui ritorna l’accostamento tra Parola ed eucaristia con cui si era aperto l’ultimo capitolo del documento, e che risuona particolarmente significativo in riferimento all’uso propriamente liturgico per cui furono realizzate le Bibbie atlantiche: ‘Con la lettura e lo studio dei libri sacri la Parola di Dio compia la sua corsa e sia glorificata e il tesoro della rivelazione, affidato alla Chiesa, riempia sempre più il cuore degli uomini. Come dall’assidua frequenza al mistero eucaristico prende vigore la vita della Chiesa, così è lecito sperare nuovo impulso di vita spirituale dall’accresciuta venerazione della parola di Dio, che permane in eterno’ ( Dei Verbum , 26). “Bisogna formarsi continuamente all’ascolto della Parola – ci ricorda Papa Francesco –. La Chiesa non evangelizza se non si lascia continuamente evangelizzare. È indispensabile che la Parola di Dio ‘diventi sempre più il cuore di ogni attività ecclesiale” – e queste sono parole di Benedetto XVI [ Verbum Domini , 1] –. La Parola di Dio ascoltata e celebrata, soprattutto nell’eucaristia, alimenta e rafforza interiormente i cristiani e li rende capaci di un’autentica testimonianza evangelica nella vita quotidiana’ ( Evangelii gaudium , 174). A questo scopo furono composte le Bibbie atlantiche, a questa meta sentiamo orientati i nostri di passi di Chiesa in ascolto della Parola”.

Giuseppe card. Betori

NadiaTogni, il card. Giuseppe Betori e il card. Gualtiero Bassetti

Bookmark and Share