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Debito pubblico enorme, ma la fiducia scarseggia

L’Italia è affidabile dal punto di vista finanziario? Tutti vogliamo pensare che lo sia, ma alcuni importanti elementi indicatori ci dicono che altri non condividono questa opinione di noi. Uno di tali indicatori è lo spread, indice che misura matematicamente il diverso grado di fiducia che ottengono i buoni del Tesoro italiani e gli analoghi titoli emessi da altri Stati. Un altro è il punteggio sempre più basso che ci assegnano le “agenzie di rating”.

Dobbiamo credere a questi indicatori? L’attuale maggioranza di Governo dice di no, dice che sono manipolati dagli speculatori. Ma se pure è vero che ci sia un po’ di speculazione, resta da chiedersi perché gli speculatori giochino con i titoli italiani, mentre quelli tedeschi se li tengono stretti in cassaforte benché rendano interessi molto più bassi. La spiegazione più semplice è che gli speculatori attaccano l’Italia (se è vero che lo fanno) perché è attaccabile; e lo è, è perché il suo sistema economico è debole e vulnerabile. La speculazione non è la causa ma l’effetto.

Da alcuni punti di vista l’economia italiana va bene: ce lo dice il saldo attivo del nostro commercio con l’estero (esportiamo molto più di quanto importiamo).

Ma se guardiamo ad altri aspetti vediamo inefficienze, sprechi, ritardi: colpa non delle scelte politiche dei Governi passati, ma di alcuni vizi storici della società italiana. Così una mancanza di senso civico, che si esprime nell’evasione fiscale e contributiva di massa, nell’abusivismo edilizio, nei benefìci ottenuti da falsi invalidi, falsi terremotati, falsi disoccupati, nelle mille forme di illegalità diffusa. Se questi sono i peccati dei cittadini, poi ci sono quelli della macchina pubblica: per esempio, il tacito rifiuto di assumersi ogni responsabilità, l’interpretare i propri compiti nel senso più restrittivo possibile. Così è andata con il ponte di Genova. Che fosse pericolante lo sapevano tutti, da anni, tanto è vero che una parte dei piloni erano stati già consolidati e il progetto di consolidamento degli altri (quelli che poi sono crollati) era già approvato, mancava solo che si bandisse la gara per l’appalto dei lavori.

Eppure, l’idea di chiudere subito il ponte al traffico – che avrebbe evitato i morti e probabilmente anche il crollo – non è venuta in mente a nessuno; semplicemente perché nessuno credeva che toccasse a lui pensarci, e in effetti ancora non è chiaro a chi toccasse. Così è andata anche con l’Ilva di Taranto, la più grande acciaieria d’Europa che per decenni ha sparso veleni mortiferi nella città, senza che nessuno prendesse l’iniziativa di metterla a norma. Poi le criticità troppo a lungo nascoste esplodono, e riparare i danni costa dieci, cento volte tanto.

Davanti a infinite storie di questo genere, che volete che si pensi nell’Europa centro-settentrionale della capacità dell’Italia di pagare puntualmente i propri (enormi) debiti e i relativi interessi? Non è dunque per pregiudizio o malafede che l’Unione europea si allarma se il Governo italiano annuncia disinvoltamente che vuole spendere soldi che non ha.

Pier Giorgio Lignani

L’attuale Governo afferma che spread e rating sono manipolati dagli speculatori. Ma allora perché gli speculatori non fanno gli stessi giochetti con i titoli di Stato tedeschi?

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