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L’Europa in campo contro le fake news

Adesso è guerra aperta in Europa. Ma non è l’ennesimo conflitto armi in mano, di quelli che troppe volte nella storia hanno insanguinato il vecchio continente. Si tratta, piuttosto, di una “buona battaglia” e l’obiettivo è dichiarato: le fake news. Questi giorni segnano una svolta: sia la Commissione europea che l’Europarlamento di Strasburgo hanno avviato infatti, in contemporanea, iniziative esplicitamente indirizzate a contrastare bugie e mezze verità (o semplicemente notizie incomplete o distorte) relative al processo di integrazione europea; perché “le false informazioni” in ambito politico “minacciano la stessa democrazia”, come ha spiegato la commissaria Mariya Gabriel , responsabile delle società digitali.

Da parte della Commissione Ue ha preso il largo il progetto annunciato a novembre: la costituzione di un “gruppo di esperti di alto livello” per analizzare ogni aspetto (informativo, culturale, sociale, economico, penale) delle fake news, accompagnata da una consultazione pubblica on line (in corso fino al 23 febbraio) e da un sondaggio di Eurobarometro a marzo. Per la prossima primavera, probabilmente in aprile, la Commissione renderà infine noto un proprio documento che farà il punto sull’intero fenomeno delle “bufale”, per poi eventualmente proporre interventi legislativi oppure azioni e programmi per contrastare, soprattutto sul terreno della cultura e dei media, le false informazioni.

Il gruppo di trentanove componenti che hanno iniziato a lavorare il 15 gennaio, a Bruxelles, comprende esperti di ogni provenienza geografica e attivi in vari settori: università, media tradizionali, reti sociali, società civile, mondo economico. Questa task force è chiamata a “definire innanzitutto che cosa rientri sotto la definizione” di fake news per “identificare e fornire opzioni” per contrastarne gli effetti negativi.

La commissaria Mariya Gabriel ha illustrato l’iniziativa accanto a Madeleine de Cock Buning , presidente del gruppo di esperti e docente dell’Università di Utrecht, specializzata in proprietà intellettuale. Le “fake news si propagano oggi a un ritmo inquietante, minacciano la reputazione dei media, lo stato della democrazia e i valori democratici”, ha affermato Gabriel. Senza voler “costringere i cittadini a credere o meno all’informazione”, senza voler “limitare i diritti dei media e della comunicazione”, si tratta a suo avviso di lavorare per “favorire la trasparenza, la diversità e la credibilità delle fonti di informazione”.

La questione delle fake news si è imposta progressivamente negli ultimi anni in parallelo alla crescita dei social. Chiunque infatti può mettere in rete ciò che pensa, ritiene vero e giusto, oppure semplicemente ciò che in quel momento intende rendere pubblico. Non sempre gli intenti sono però benevoli. E infatti l’attenzione delle istituzioni politiche, nazionali ed europee, si è accresciuta a partire dalla propaganda dell’Isis (radicalizzazione, terrorismo…), dalle ultime elezioni americane (intervento russo a favore di Trump?) e da altri episodi, o ipotesi, di simile gravità. Ulteriori considerazioni riguardano il fatto che le fake news tendono a modificare i comportamenti anche in sede locale (ad esempio elezioni delle amministrazioni municipali o regionali), in campo economico o sociale (il caso della propagazione di razzismo e xenofobia). Così si è insistentemente parlato di fake news per il Brexit, per il recente referendum in Catalogna o a proposito delle prossime elezioni italiane del 4 marzo.

Intanto, nella sede dell’Europarlamento a Strasburgo, il direttore generale della comunicazione, Jaume Duch , ha annunciato la costituzione di una specifica unità che si occuperà di mettere in rilievo, confutare e contrastare le fake news che riguardano l’Assemblea stessa.

Dal canto suo anche il Consiglio d’Europa (altra istituzione europea con sede a Strasburgo, ma che non ha a che vedere con l’Ue e comprende 47 Stati del continente) si sta occupando del problema con le stesse preoccupazioni espresse in sede di Ue. Il CdE sta elaborando una serie di tesi in tale ambito e in occasione del Forum per la Governance di Internet (Ginevra, 17-21 dicembre a Ginevra), promosso dalle Nazioni Unite, ha portato il suo contributo, concentrandosi sugli “effetti della digitalizzazione dell’informazione sulla politica, la fiducia del pubblico e la democrazia”, e sottolineando “l’importanza di un’alfabetizzazione digitale durevole nel tempo per contrastarne gli effetti negativi”.

Gianni Borsa

Madelaine de Cock Buning, a sinistra, e Mariya Gabriel

La Commissione europea e l’Europarlamento di Strasburgo creano strumenti per aumentare i controlli, perché “le false informazioni minacciano la democrazia”

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