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Una possibilità di crescita umana

“Ho un grande desiderio, che la Chiesa non si lasci scappare questa grande opportunità di accoglienza e di formazione educativa per i nostri ragazzi. Non possiamo come Chiesa dire di no all’alternanza scuola-lavoro”. A dirlo è stata Silvia Cocchi , insegnante, direttrice dell’Ufficio per la pastorale scolastica della diocesi di Bologna, referente della Commissione alternanza scuola-lavoro nel protocollo d’intesa tra la Conferenza episcopale dell’Emilia Romagna (Ceer) e l’Ufficio scolastico della stessa regione. La docente è intervenuta il 20 aprile al seminario sul tema “Giovani e lavoro: un’utopia realizzabile” ad Assisi, promosso dalla Commissione regionale per l’educazione della Ceu per parlare delle prospettive aperte dall’alternanza scuola-lavoro. L’incontro è stato introdotto da Annarita Caponera, coordinatrice Commissione per l’Educazione della Conferenza episcopale umbra (Ceu) e dal vescovo delegato mons. Domenico Sorrentino.

“Perché studiare se poi non si trova il lavoro? si chiedono gli studenti – ha esordito mons. Sorrentino – è un interrogativo che angoscia i ragazzi, i genitori. Attorno al lavoro si costruisce la persona umana, per cui porre il tema del lavoro nella scuola è decisivo”.

Silvia Cocchi ha partecipato alla stesura del protocollo d’intesa tra la Ceer e l’Ufficio scolastico dell’Emilia Romagna sull’alternanza e ha parlato delle esperienze realizzate in alcune diocesi della sua regione. “L’Emilia Romagna è stata la seconda regione (la firma è del 2016), dopo il Piemonte, ad avere sottoscritto un protocollo d’intesa, un traguardo – spiega a La Voce – raggiunto dopo piccoli step e 24 bozze!

Un percorso non semplice che ha dato poi il via a tutta una serie di proposte da parte degli enti ecclesiastici e delle varie istituzioni di ispirazione cattolica.

In questo protocollo – ha sottolineato – , a cui hanno aderito 152 enti, sono stati stabiliti i tre ambiti entro i quali si possono accogliere gli studenti in alternanza: quello del patrimonio storico-artistico-culturale, quello tecnico-professionale e di assistenza alla persona”. “L’alternanza scuolalavoro non è un pre-ingresso al mondo del lavoro - ha proseguito - ma come dice la legge, è una metodologia didattica, in più è una possibilità di crescita umana”. Al seminario è intervenuto anche Roberto Pellegatta , già dirigente scolastico, direttore della rivista Dirigere scuole . Ha curato una ricerca per l’Ufficio scuola della Cei, di cui fa parte, su quanto stanno facendo le diocesi a seguito dell’avvio dell’alternanza. I risultati sono confluiti in un dossier “Alternanza scuolalavoro. La comunità cristiana a servizio della scuola” pubblicato ad aprile e scaricabile dal sito dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’università della Cei. “È stata una ricerca interessante – ha spiegato Pellegatta - quello che mi ha sorpreso è che solo sei regioni su venti non avevano proposto delle attività, o non hanno ancora stipulato una convenzione a livello regionale. La maggior parte hanno invece fatto un lavoro preparatorio molto accurato, sia per quanto riguarda le intese, sia per i progetti. In questa ricerca ci sono degli esempi di progetti coordinati dalle diocesi. Si tratta di realtà in cui i ragazzi oltre a fare un’esperienza di lavoro, hanno l’occasione di fare incontri significativi veri, di avere straordinarie esperienze educative”.

Tra i settori più richiesti ci sono quelli assistenziali, seguono quello sociale e scolastico. Meno richiesto è quello culturale, per esempio nei giornali, beni culturali, musei, cinema, teatri”.

Pellegatta si è poi domandato: “Ma è solo la scuola che attraverso l’alternanza deve spiegare il valore del lavoro manuale? Non potrebbe anche la catechesi lavorare su questo aspetto e utilizzare questo tema come occasione formativa? Dobbiamo tornare a dare più valore al lavoro manuale, soprattutto nelle scuole professionali, attraverso più ore di laboratorio”. Annarita Caponera , ha annunciato che presso l’Ufficio scolastico regionale è depositata da qualche mese una bozza di protocollo d’intesa. “Siamo in attesa di un incontro. Sono fiduciosa – ha sottolineato - che anche l’Umbria avrà presto un protocollo al quale far riferimento e di cui tutte le scuole dell’Umbria si possono servire”.

Manuela Acito

I relatori intervenuti all’incontro che si è svolto ad Assisi

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