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Piccola ma antichissima

La storia della diocesi eugubina è documentata già dall’inizio del V secolo d.C. Tanti i nomi di personaggi illustri che l’hanno attraversata

Una Chiesa antichissima quella eugubina, sulla quale fa luce un famoso documento, la lettera di Innocenzo I al vescovo Decenzio, nel 416. La lettera presenta, a un secolo dall’Editto di Milano, una Chiesa con una organizzazione compiuta, provandone un suo lontano inizio. Nel VI secolo vennero affidate alla Chiesa eugubina le reliquie dei santi Mariano e Giacomo, martirizzati nella persecuzione di Valeriano nel 259 a Cirta in Numidia (l’odierna Algeria) e da allora venerati come titolari della cattedrale.

Al crudo ‘inverno’ delle invasioni barbariche succede una nuova ‘primavera’ spirituale, di cui l’eremo di Fonte Avellana, dalla fine del secolo X, è il rigoglioso germoglio. Da Fonte Avellana si estende alla Chiesa eugubina la vigorosa azione di grandi santi come Pier Damiani, Rodolfo Gabrielli, Giovanni da Lodi.

Ai tempi di sant’Ubaldo e di san Francesco

Con sant’Ubaldo entriamo in tempi di profondi mutamenti sociali. Il sistema feudale è profondamente scosso. Da una civiltà rurale si passa a una civiltà urbana, e contemporaneamente si accelera la messa in questione delle forme e dei costumi che gli organismi della Chiesa avevano conservato dal feudalesimo.

Gubbio resta però immune dalle eresie che si diffondevano in quel tempo. Anzi, le molteplici istituzioni di pietà e di carità, in particolare il fiorire delle confraternite, caratterizzano tutto quel periodo di cui, se non matrice, alimento profondo fu la spiritualità francescana. Francesco d’Assisi era venuto a Gubbio subito dopo la conversione ed era passato più volte durante la sua vita, stringendo amicizia con il vescovo Vilano (12061238). I Fioretti hanno immortalato i rapporti fra il Santo e la città nel famoso capitolo XXI, dove si parla del lupo.

Dalla seconda metà del ’400 alla prima metà del ’500 la situazione religiosa della diocesi precipitava soprattutto per la ne- gligenza della cura pastorale. Un consolante segno di ripresa fu l’episcopato di Marcello Cervini (1544-1555), che fu poi papa per appena 22 giorni mentre aveva acceso grandi speranze in tutta la Chiesa.

Nuova stagione con il Concilio di Trento Il Concilio di Trento, di cui proprio Cervini fu grande animatore, aprì alla Chiesa eugubina una nuova stagione, soprattutto per le eccezionali figure di vescovi che si succedettero al suo governo, veri Pastori, tutti dediti al riordinamento delle strutture e all’incremento della vita cristiana, come Mariano Savelli, Clemente VIII e Andrea Sorbolonghi.

Nel Seicento emerge su tutti Alessandro Sperelli (1644-1672), insigne giurista e, soprattutto, uomo apostolico. Nel ’700 sono particolarmente ricordati Sebastiano Pompilio Bonaventura (1690-1706) e Sostegno M. Cavalli (1725-1747) già ministro generale dei Servi di Maria.

Durante la Rivoluzione francese, Gubbio ha un grande Pastore che sa discernere i “segni dei tempi”: Ottavio Angelelli (17851808). Il vescovo accetta i nuovi princìpi di libertà e di uguaglianza, ma esorta il clero a spiegarne il vero significato ai fedeli “onde non cadano nel massimo errore di credere adoperate queste parole a promuovere il vizio e il libertinaggio”.

Dopo la Restaurazione, l’eugubino Giuseppe Pecci è prima amministratore apostolico e poi vescovo diocesano (fino al 1855). Il suo fu un ministero pastorale quotidiano: la formazione del clero, la sua assidua predicazione, la sua carità verso tutti, la sua sollecitudine per quanti si erano allontanati dalla vita cristiana, la sua edificante pietà.

Il secolo delle grandi guerre

Il ’900 si aprì con un forte risveglio della coscienza del laicato eugubino, espresso da principio dal gruppo democratico cristiano fondato dall’avv. Luigi Stirati, segretario di Romolo Murri. Tutte le iniziative di azione cattolica e sociale furono incoraggiate a Gubbio dal giovane vescovo Giovanni Battista Nasalli Rocca (19071916) e si coagularono attorno al circolo “Silvio Pellico”, di cui don Bosone Rossi fu l’animatore principale, e il sindacato bianco di don Luigi Rughi, che meritarono a Gubbio il nome di “Bergamo dell’Umbria”.

Il trapasso alla nuova stagione civile ed ecclesiale, attraverso la dolorosa prova della Seconda guerra mondiale, è segnato dall’episcopato di mons. Beniamino Ubaldi (1932-1965), che fu un grande evento di comunione di cui l’episodio dell’offerta della vita del vescovo nella tragedia dei Quaranta Martiri rimane il momento emblematico.

La Chiesa del Vaticano II

Ai vescovi che sono a lui succeduti è toccato di guidare l’assimilazione della ricchezza di dottrina pastorale del Vaticano II e il porsi in spirito missionario di fronte a una realtà socio-culturale del tutto inedita: il rapido processo di secolarizzazione favorito dal fenomeno della urbanizzazione e dalla presenza attiva di forze politiche che non si rifanno alla matrice cristiana. Di fronte a questa crescente complessità socio-economica si sono impegnati con forza anche gli ultimi Pastori della Chiesa eugubina: Cesare Pagani (1972-1981), Ennio Antonelli (1982-1988), Pietro Bottaccioli (1989-2004) e Mario Ceccobelli (2005-2017).

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