Bookmark and Share

“Ora avanti con il Family Act”

Elena Bonetti è ministra per le pari opportunità e la famiglia del Governo Conte II. È uno dei due esponenti di Italia Viva nell’esecutivo, insieme alla ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova.

Il suo ministero è stato tirato in ballo più volte durante la pandemia di Coronavirus, soprattutto nelle ultime settimane: sul tavolo infatti ci sono gli ormai imminenti centri estivi, cui le famiglie con bambini guardano con speranza visto anche il perdurare della chiusura delle scuole. Spazio anche alle manovre in cantiere per il futuro e ad un bilancio di quanto fatto finora.

Ministra Bonetti, se ha visto le immagini degli assembramenti di Perugia o di qualunque altra città, cosa ha pensato? Non rischia di essere un assist a chi contesta la riapertura dei locali e contemporaneamente la chiusura delle scuole?

“Questo è il tempo della fiducia e della responsabilità: ognuno di noi è chiamato a prendersi cura degli altri attraverso il rispetto delle regole. Chi fa educazione è consapevole del fatto che si riesce a responsabilizzare i giovani quando a questi viene restituita l’occasione per comprendere il significato delle cose. Il fatto che i giovani siano stati privati dei contesti educativi e relazionali ha reso difficoltosa la loro abitudine al rispetto delle regole. Ma serve capire che queste regole non sono una tutela per il singolo, ma un contributo alla soluzione del problema per tutti. Non serve condannare un comportamento, serve mettere in campo delle azioni educative per i giovani, che li accompagnino nell’esercizio di quella responsabilità che hanno dimostrato di saper mettere in campo”.

Il 15 giugno ripartiranno i centri estivi (da qualche parte anche prima, in base alle scelte delle Regioni). Come si è arrivati a questa riapertura e cosa dobbiamo aspettarci per le fasce di età ancora escluse?

“Abbiamo voluto mettere in campo un progetto educativo che coinvolgesse tutto il Paese e tutte le realtà che costituiscono comunità educanti: il mondo del volontariato, le parrocchie, gli oratori, l’associazionismo, lo sport, la musica. Questo mondo rappresenta una risorsa che dobbiamo connettere per garantire una crescita ai nostri giovani.

Per farlo in sicurezza, abbiamo redatto un documento che poi è diventato un allegato del Dpcm. In queste linee guida però non è compresa la fascia 0-3 perché richiede una tipologia di intervento più puntuale almeno dal punto di vista pedagogico; il Comitato tecnico-scientifico è stato sollecitato e ha garantito una risposta in settimana per garantire le attività anche ai piccolissimi.

Parliamo di quelle realtà che organizzano attività estive senza essere enti locali o privati. Spesso si tratta di realtà che non possono farsi carico di spese extra per adeguamenti strutturali o formazione degli educatori. Come si pensa di supportarle?

“I fondi stanziati per gli enti locali (150 milioni dal decreto rilancio, più 35 milioni inclusi in un bando ministeriale in uscita a fine mese) dovranno essere distribuite da Regioni e Comuni anche a chi svolge le attività estive in sussidiarietà: terzo settore, associazioni, mondo del volontariato, scuole paritarie, pastorale giovanile. L’idea è quella di sostenere le esperienze di educazione e l’empowerment giovanile, contrastando nel frattempo la povertà educativa”.

Secondo lei, le misure adottate per le famiglie, soprattutto quelle con figli piccoli, sono state sufficienti o si poteva fare di più?

“Abbiamo messo in campo misure emergenziali, facendo tutto quello che potevamo fare in quella circostanza.

Ma questo non significa che ci fermeremo qui, anche perché l’Italia non ha strumenti di politiche familiari adeguati: proprio per questo, ancora più convintamente riprenderemo in mano il Family Act, che rappresenta una proposta di riforma per le politiche familiari di questo Paese.

Un passo necessario per rilanciare gli investimenti sulla struttura relazionale che le famiglie rappresentano, sulla centralità educativa, e sulla responsabilità che ciascun membro della famiglia rappresenta”.

A proposito del Family Act: quando arriverà? Ci sarà anche l’assegno familiare che doveva essere incluso nel decreto rilancio?

“Si tratta di un progetto ampiamente condiviso da tutta la maggioranza, un elemento unificante e di conciliazione in particolare con il ministero del Lavoro e con quello dell’Istruzione. Il presidente Conte lo ha inserito tra le prossime priorità del Governo, anche per far fronte al bisogno di dare alle famiglie un nuovo motivo di speranza: il Paese ha retto perché hanno retto le famiglie, e da qui dobbiamo ripartire. La proposta dell’assegno universale è uno dei punti fondamentali del Family Act, anche in seguito al confronto avuto con il Forum delle famiglie. Ovviamente non basta il supporto economico, ma serve un processo culturale ampio fatto di più dimensioni: ad esempio, introdurremo un elemento di sostegno all’educazione, sostenendo le spese che le famiglie fanno per crescere i figli. È giusto che la società partecipi a questa crescita.

Altro punto fondamentale è quello della revisione dei congedi parentali nell’ottica della corresponsabilità maschile-femminile. E poi un grande impulso al protagonismo e al lavoro femminile, che deve andare di pari passo con la maternità: non è possibile pensare che una donna possa essere o brava sul lavoro o madre, lacerando l’esperienza in due mondi diversi.

Dunque, da una parte incentivo al lavoro femminile, dall’altra incentivo per una riorganizzazione del mondo del lavoro per facilitare il compito delle mamme. Il capitolo finale lo dedichiamo ai giovani, e in particolare alle giovani coppie: vogliamo investire nella loro autonomia per permettere loro di iniziare un percorso di vita, ad esempio supportandoli con delle agevolazioni per l’affitto della casa”.

Il carico dell’emergenza ha indubbiamente pesato più sulle mamme che sui papà. Quali sono le misure prioritarie per le mamme lavoratrici? E ad emergenza finita, cosa si potrà fare per equiparare il ruolo dei genitori lavoratori?

“In questa prima fase intanto abbiamo voluto i congedi parentali per entrambi i genitori. Allo stesso modo, il voucher babysitter potrà essere speso per mandare i figli ai centri estivi: questo, almeno in parte, aiuterà i genitori a non assentarsi dal lavoro per custodire i figli, cosa che molto spesso tocca alle donne.

Abbiamo investito 5 milioni in un fondo per il sostegno all’imprenditorialità femminile, e abbiamo introdotto il diritto allo smartworking per entrambi i genitori. In prospettiva, la mia task force ha fatto ampie proposte di sostegno al lavoro femminile: strumenti per il welfare aziendale, incentivi per le aziende per garantire maggiore inclusività femminile, senza dimenticare il sostegno per le libere professioniste e la formazione per l’ambito digitale”.

Francesco Mariucci

La ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti

Bookmark and Share