Bookmark and Share

Quando quelli che emigrano per cercare possibilità di lavoro siamo noi

“Gli italiani sono un popolo che è emigrato tantissimo in passato e continua a farlo anche oggi.

Per un motivo pratico: i giovani che non trovano una collocazione adeguata nel nostro Paese vanno a cercare altrove. Noi giustifichiamo i nostri giovani che se ne vanno per cercare lavoro ma non facciamo altrettanto con chi viene nel nostro Paese per lo stesso motivo”. Questa la riflessione di Giuseppe Casucci del Dipartimento nazionale politiche migratorie Uil, intervenuto alla presentazione umbra del Dossier immigrazione 2019. Le sue parole hanno anticipato i dati resi noti il giorno dopo dal Rapporto italiani nel mondo 2019 della Fondazione Migrantes. Su un totale di oltre 60 milioni di cittadini residenti in Italia a gennaio 2019, alla stessa data l’8,8% è residente all’estero. In termini assoluti, gli iscritti all’Aire (Anagrafe italiani iscritti all’estero), aggiornati al 1° gennaio 2019, sono 5.288.281. Un numero che è praticamente lo stesso degli immigrati in Italia ( vedi sopra ). Il Rapporto italiani nel mondo sottolinea che “la mobilità in sé non è un male ma raggiunge la sua completezza solo quando è circolare, ovvero nel continuo e proficuo scambio tra realtà nazionali tutte parimenti attraenti – anche per motivazioni diverse – per i lavoratori di qualsiasi settore e di qualsiasi livello”. Dal 2006 al 2019 la mobilità italiana è aumentata del +70,2% passando, in valore assoluto, da poco più di 3,1 milioni di iscritti all’Aire a quasi 5,3 milioni. Quasi la metà degli italiani iscritti all’Aire è originaria del Meridione d’Italia (48,9%, di cui il 32,0% Sud e il 16,9% Isole); il 35,5% proviene dal Nord (il 18,0% dal Nord-Ovest e il 17,5% dal Nord-Est) e il 15,6% dal Centro. Sono l’Unione Europea (41,6%) e l’America Centro- Meridionale (32,4%) le due aree continentali maggiormente interessate dalla presenza dei residenti italiani. Le comunità più consistenti si trovano, nell’ordine, in Argentina (quasi 843 mila), in Germania (poco più di 764 mila), in Svizzera (623 mila), in Brasile (447 mila), in Francia (422 mila), nel Regno Unito (327 mila) e negli Stati Uniti d’America (272 mila).

Gli umbri all’estero sono invece 39.596, emigrati per lo più in Francia (17,8%), Svizzera (11,6%), Brasile (10,1%), Germania (8,9%) e Argentina (8,2%). I Comuni umbri con più cittadini emigrati sono Perugia (7.220), Terni (4.750) e Gubbio (2.560). Se però si guarda all’incidenza del dato migratorio sulla popolazione residente, schizzano ai primi posti Scheggia e Pascelupo (il 20,2% degli abitanti è emigrato), Costacciaro (15,5%), Parrano (12,3%), Pietralunga (10%) e Fossato di Vico (9,8%), confermando una “tradizione“ di forte emigrazione dell’area della Flaminia. A lasciare l’Umbria sono per lo più i giovani adulti tra i 35 e i 49 anni (23,4%) e i giovani tra i 18 e i 34 anni (21,1%). Un dato questo, in linea con quello nazionale che fa emergere il bisogno dei giovani di essere valorizzati professionalmente.

V.R.

Da Scheggia è emigrato il 20% della popolazione I Comuni umbri con più alto tasso di emigrazione rispetto alla popolazione sono, come da “tradizione”, quelli della Flaminia

Bookmark and Share