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“Noi non siamo scuole per ricchi”

Poca attenzione verso un mondo che svolge un servizio fondamentale per tutto il Paese, e che rappresenta “un patrimonio da non dover disperdere”. È la denuncia che arriva dalle scuole paritarie, messe in ginocchio dall’emergenza Coronavirus, e che ora denunciano la carenza di sostegno da parte del Governo.

I finanziamenti contenuti nel Decreto Rilancio infatti, ammontano a 65 milioni di euro per le scuole dell’infanzia, e ad altri 40 milioni per le scuole primarie e secondarie, a fronte di un miliardo e mezzo destinato alla scuola tutta.

Una cifra decisamente troppo bassa, considerato anche che gli istituti paritari ormai da 3 mesi hanno ridotto o annullato le rette scolastiche (per ovvie ragioni assenti dalle scuole pubbliche), senza però far venire meno la possibilità della didattica online come portato avanti anche dagli istituti statali. All’interno del mondo delle scuole paritarie, quelle di ispirazione cattolica sono la maggior parte, ed ora, scrive la Conferenza episcopale italiana, sarebbe a rischio la loro stessa sopravvivenza. Eppure, si legge nella nota della Presidenza della Cei, “le paritarie svolgono un servizio pubblico, caratterizzato da un progetto educativo e da un programma formativo perseguiti con dedizione e professionalità”, permettendo “al bilancio dello Stato un risparmio annuale di circa 7.000 euro ad alunno”.

Di qui l’appello a che “non si continuino a fare sperequazioni di trattamento, riconoscendo il valore costituito dalla rete delle paritarie”. Intanto, tra martedì e mercoledì, su iniziativa della Conferenza italiana superiori maggiori (Cism) e dell’Unione superiore maggiori d’Italia (Usmi), con lo slogan #Noisiamoinvisibiliperquestogoverno, le scuole paritarie hanno sospeso le lezioni on line per attirare l’attenzione sulla grave condizione in cui versano gli istituti che a loro fanno riferimento. In Italia le scuole paritarie sono in totale 12.547: di queste 7.955 sono scuole paritarie cattoliche, rappresentando il 63,4% del totale.

All’interno delle scuole cattoliche, quasi i tre quarti sono scuole per l’infanzia, e cioè quelle che in questa fase garantirebbero un maggior aiuto alle famiglie con figli piccoli, con i genitori costretti ad un difficile equilibrio tra il ritorno al lavoro e la gestione dei bambini.

Una proporzione simile anche in Umbria, dove il grosso degli istituti si concentra nel mondo dell’infanzia con una novantina di scuole materne, che coinvolgono le famiglie di circa 5mila bambini. “Ma oltre ai numeri è importante il radicamento sul territorio: basta pensare che in tante realtà le nostre sono le uniche scuole presenti.

Se non ci fossero istituti paritari, i bambini di Colombella (frazione di Perugia), o del comune di Scheggia, solo per fare due esempi, sarebbero costretti ad andare altrove” racconta Stefano Quadraroli, presidente per l’Umbria della Federazione Italiana Scuole Materne.

“Il nostro settore è stato tra i primi a chiudere e sarà tra gli ultimi a riaprire, se va bene a settembre, anche se avremo il banco di prova dei centri estivi tra giugno e luglio. Nonostante questo però non abbiamo visto da parte delle istituzioni quello che speravamo”.

Secondo Quadraroli però, il problema non è solo di natura economica, ma anche di natura legislativa: “Si potrebbero fare interventi a costo zero, ma poi ci si scontra spesso con l’opinione pubblica che demonizza le scuole paritarie, quando invece sarebbe importante riconoscere la nostra presenza sul territorio. Quello che chiediamo è di essere presi in considerazione per il nostro servizio. In questi mesi di emergenza abbiamo visto poca vicinanza nel nostro mondo, che ha generato incertezza”.

Bene allora la presa di posizione della Cei, “soprattutto per sensibilizzare tutta la società rispetto a quello che facciamo: un servizio alle famiglie, che contrariamente a quanto si pensa, non sono necessariamente quelle più abbienti”. C’è poi tutto il mondo dei servizi extra-scolastici che le scuole paritarie garantiscono: ad esempio, la possibilità di garantire alle famiglie una maggiore flessibilità di orario, soprattutto per quelle con i genitori che lavorano e non hanno la possibilità di gestire i bambini fino al tardo pomeriggio.

“Ma le nostre preoccupazioni riguardano anche la riaperura di settembre, senza poter chiedere il sostentamento delle famiglie, e con i vincoli e i paletti dati dalle norme sanitarie. Dall’altra parte però siamo anche fiduciosi proprio per la natura delle nostre strutture, che potrebbero offrire alle famiglie qualcosa di diverso”.

Francesco Mariucci

In Italia su oltre 12mila istituti paritari, quasi 8mila sono cattolici (foto Sir)

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