Bookmark and Share

“Lavoratori eroici, serve protezione”

e entro questa settimana non arriveranno dei dispositivi di protezione individuale, il nostro sistema andrà in crisi”. È un fiume in piena Carlo Di Somma, presidente regionale di Confcooperative e Federsolidarietà, che raccoglie tutte le cooperative attive nell’ambito dei servizi sociali. La denuncia arriva all’unisono in una nota firmata dallo stesso Di Somma insieme a Dino Ricci e Gabriele Nardini, presidenti regionali rispettivamente di Legacoop e Agci (Associazione Generale Cooperative Italiane). Il problema è presto spiegato: le cooperative sociali non rientrano nei canali di approvvigionamento della Protezione civile, e dunque non riescono a reperire abbastanza presidi per garantire la sicurezza dei lavoratori. Anche perché più di una volta, come ha confermato il presidente Di Somma, il materiale acquistato è stato requisito e consegnato proprio alla Protezione civile che lo gestisce in maniera centralizzata: una fornitura da 60mila mascherine è stata fermata alla dogana della Turchia, un’altra bloccata in Messico. “Ma noi non vogliamo regali - continua Di Somma - , vogliamo semplicemente essere inseriti negli elenchi di chi deve beneficiarne: siamo pronti a pagarli, ma dobbiamo avere accesso a questi dispositivi, che sia tramite il mercato o tramite le istituzioni pubbliche”. E se qualcuno pensa a una qualche forma di lobbismo, basta considerare che il mondo della cooperazione in Umbria conta circa 8mila dipendenti. Di questi, al momento 4mila sono a casa, ma almeno altrettanti continuano a lavorare in realtà fondamentali per la vita di tutti i giorni, anche assumendosi dei rischi importanti: pensiamo alla cooperazione sociale nei servizi alla persona sia residenziali sia domiciliari, alla cooperazione agroalimentare e a tutta la sua filiera, a quella della logistica e delle pulizie professionali, alle cooperative impegnate nella distribuzione commerciale. Una serie di attività il cui stop avrebbe ripercussioni enormi sulla vita di tutti noi. Senza considerare poi chi in questa fase non lavora, come magari i lavoratori delle mense aziendali o scolastiche. Il nodo cruciale resta la protezione degli operatori impegnati nei servizi sociali e socio-sanitari residenziali, semi-residenziali e domiciliari: persone che quotidianamente entrano a contatto con categorie fragili e particolarmente a rischio in caso di contagio come anziani (spesso non autosufficienti), minori, disabili fisici e psichici, tossicodipendenti. Insomma, un pericolo per chi lavora ma anche per le famiglie che si affidano alle cooperative e che rischiano di perdere un servizio essenziale in un periodo già complicato di suo. “È a rischio la continuità di servizi essenziali” dice la nota firmata dai responsabili delle cooperative sociali, rappresentate da Legacoopsociali, Federsolidarietà e Agci Solidarietà. Un problema che riguarda anche gli ospedali: spesso infatti, la sanificazione dei locali delle strutture ospedaliere (molto frequente in questi giorni di rischio contagio), viene esternalizzata a ditte cooperative: sarebbe troppo alto il pericolo nel caso in cui un operatore dovesse trovarsi senza mascherina e guanti, o comunque senza un’adeguata protezione. “Noi stiamo facendo di tutto per andare avanti, i nostri lavoratori sono eroici, ma a breve rischiamo di esplodere”. Secondo Di Somma, “quelle poche scorte che erano presenti nei magazzini delle cooperative si stanno consumando velocemente.

Questa settimana o abbiamo risposte o qualche crisi scoppia: le istituzioni devono dirci cosa fare”. Già, perché ormai da giorni si susseguono Pec (“Ne abbiamo mandate due alla Regione e all’assessorato, senza ricevere risposta” dice Di Somma) e comunicati ufficiali, che però finora non hanno portato sostanzialmente a nulla.

L’ultimo appello in ordine cronologico è di martedì, con le cooperative sociali che hanno scritto ai Prefetti di Perugia e Terni, oltre che alla Presidente della Regione Donatella Tesei e all’Assessore alla Sanità Luca Coletto. La richiesta è l’attivazione di un tavolo di crisi per affrontare la situazione di emergenza e garantire alle cooperative impegnate nella gestione dei servizi essenziali, la fornitura da parte della Protezione Civile dei dispositivi di protezione individuale necessari per la sicurezza dei lavoratori e degli utenti. Senza dicono i responsabili della cooperazione - è a rischio la continuità di molti servizi essenziali. Nello stesso comunicato, è stato anche segnalato che vi sono casi di contagio, sia conclamati che sospetti, in strutture residenziali socio sanitarie gestite dalle cooperative. Un motivo in più per dare una risposta in fretta a tutte le persone coinvolte: da una parte i lavoratori, ma dall’altra anche tante famiglie che di quel lavoro si servono quotidianamente e che in tanti casi non possono farne a meno.

A rischio servizi essenziali per tutti: dalla filiera alimentare all’assistenza domiciliare agli anziani

Bookmark and Share